VIAGGIARE DA SOLI

IO NON HO PAURA

 

La domanda che mi viene fatta più frequentemente è se non ho paura a viaggiare da sola: credo di averla troncata direttamente sul nascere alla tenera età di 12 anni. Ho sempre viaggiato molto, fin da piccola, con la mia famiglia e penso proprio che questa mia passione per i viaggi l’abbia ereditata da mio padre: un viaggiatore nato. D’estate, negli anni in cui frequentavo le scuole medie e per i primi due anni di liceo, trascorrevo un mese circa in una piccola isola del Canale della Manica di nome Guernsey dove vivevano tre cugini di mio padre che si erano trasferiti in questo piccolo paradiso negli anni settanta e che avevano “trovato l’America” su quest’isola aprendo una serie di ristoranti italiani. Tutti e tre avevano costruito a Guernsey le loro vite, le loro carriere e le loro famiglie (mogli e figli inglesi che non parlavano nemmeno una parola d’italiano). La mia scusa, per andare a trovarli, era proprio quella di passare del tempo con le loro famiglie per imparare la lingua inglese. I miei genitori non venivano con me e per questo, essendo minorenne, per prendere un’aereo da sola si doveva seguire una procedura particolare. Per raggiungere Guernsey non esistevano voli diretti, ma era previsto uno scalo a Londra. La procedura era molto semplice: in Italia i miei genitori mi consegnavo a un responsabile della compagnia aerea, mi veniva messo al collo un cartellino per riconoscermi, un hostess mi portava sul volo diretto per la mia prima destinazione e poi se ne andava, una volta atterrati a Londra dovevo semplicemente aspettare che scendessero tutti gli altri passeggeri e che l’assistente del volo successivo venisse a prendermi per portarmi sul secondo aereo. Una volta arrivata a Guernsey venivo consegnata, stile pacco postale, ai parenti di mio padre. Un anno, però, qualcosa è andato storto. Atterrata a Londra, non ricordo se fosse l’aeroporto di Gatwick o Heathrow, seduta al mio posto aspettavo come sempre che qualcuno venisse a prendermi, ma nulla. Andai subito a chiedere spiegazioni a una delle hostess che, dopo essersi informata, mi disse che non c’era alcuna segnalazione su di me, che probabilmente qualcosa era andato storto nelle comunicazioni tra i due aeroporti o tra le compagnie aeree e che quindi nessuno sarebbe venuto a ritirami per accompagnarmi sul volo successivo. Gentilmente l’hostess mi condusse fino a un punto informazione dove mi spiegarono cosa dovevo fare per raggiungere il gate per andare a prendere l’aereo per Guernsey. Eccomi lì: abbandonata a me stessa a soli 12 anni in un aeroporto per me, a quei tempi, immenso. Per prima cosa, ovviamente, chiamai i miei genitori per informarli su quello che stava accadendo, un po’ anche per farli sentire in colpa, con una “collect call” (non so se esistano ancora oggi, ma a quei tempi si chiamava facilmente casa facendo una chiamata a carico del destinatario): non piansi nemmeno per un attimo, forse perché ero semplicemente solo troppo arrabbiata. Mia madre entrò nel panico totale mentre mio padre mi rispose con una frase che ricordo ancora oggi: sai l’inglese, è da quando sei in prima elementare che lo stai studiando, hai già preso tantissimi aerei con noi, chiedi informazioni e vedrai che te la caverai. Probabilmente mio padre era più preoccupato di mia madre, ma come sempre, evitò di farmelo capire per rassicurarmi e farmi stare tranquilla. Appeso il telefono e dopo essermi tolta dal collo il “cartellino di riconoscimento” (ero già abbastanza “fashion” a quell’età e quel cartellino vi posso assicurare che era orribile) assaporai per la prima volta in vita mia la sensazione di libertà totale: ero da sola a Londra, niente panico, niente paura, ma solo una grande eccitazione. Mi sono rimboccata le maniche e ho raggiunto il mio gate senza alcun problema e sentendomi, non ve lo nascondo, orgogliosissima di me stessa. Guardavo gli altri bambini in viaggio con i genitori quasi dall’alto in basso. Missione compiuta: sono riuscita ad arrivare a Guernsey sana e salva. Niente male come prima esperienza!!!

 

262940_10150279815167022_3065688_n
Vita da backpacker

 

Torniamo a noi. Viaggiare da soli sicuramente non è da tutti e per tutti. Non spingerò mai nessuno a viaggiare da solo, ma se avete anche solo qualche dubbio e l’idea  vi sta barcamenando nella testa da un po’ di tempo allora fatelo. Ricordo ancora oggi tutte le sensazioni provate prima di partire per il mio primo viaggio in solitaria oltreoceano: un mix di eccitazione, paura, adrenalina e una domanda che continuavo a ripetermi: “Perché lo sto facendo?”. La cosa che più ricordo, però, è la sensazione di libertà assoluta che ho provato non appena mi hanno lasciato all’aeroporto di Milano (la potrei paragonare alla sensazione che si prova la prima notte che si passa quando si va a viveri da soli). In quel preciso momento, ancora prima di salire sull’aereo, capii di aver preso la decisione giusta.

Se state pensando di fare un viaggio da soli, ma non vi sentite ancora pronti per andare troppo lontano, potreste iniziare visitando, anche solo per un fine settimana, una capitale europea. Io vi consiglierei una città della Spagna: città frequentatissime dai viaggiatori “zaino in spalla”, con strutture ricettive organizzatissime e ovviamente posti incantevoli da visitare. In alternativa vi consiglierei: Berlino, Bruxelles o Amsterdam. Sconsiglierei l’Italia come prima esperienza perché, probabilmente, vi sentireste un pochino soli e non partireste con il piede giusto.

Mi vengono fatte tantissime domande sulla sicurezza. Sembrerà banale come risposta, ma credo non esista al mondo un posto in cui possiamo sentirci totalmente al sicuro, nemmeno a casa nostra. Inoltre, anche le città italiane, non sono più sicure come una volta: pensate a Milano o a Roma. L’unica vera differenza è che, inconsciamente, nel nostro paese di origine ci sentiamo al sicuro: sappiamo come muoverci, quali sono le zone pericolose, a chi far riferimento in caso di problemi, conosciamo la lingua, sappiamo come reagire insomma. Evitate di andare in paesi sconsigliati: dove sono in atto guerre o rivoluzioni. Se andate in paesi dove il tasso di povertà è alto ricordatevi che il vostro costosissimo cellulare o qualsiasi altro bene prezioso per loro è un oggetto che venduto può garantirgli una vita decente, in alcuni casi, anche per un anno intero. Prima di partire, mentre state decidendo l’itinerario, informatevi per ogni singolo posto che decidete di visitare quali sono le zone sconsigliate e non metteteci piede. Non spingetevi mai oltre la soglia di rischio. Una volta arrivati in un posto chiedete sempre dove “si può” andare e quando (come già detto in precedenza alcune zone si possono visitare di giorno ma sono sconsigliatissime la sera). A volte prendere anche solo una via sbagliata vi farà trovare di fronte a sorprese inaugurate. Una via può essere sicura ma la sua parallela un vero inferno. Portate con voi sempre un cellulare, ben nascosto, ma portatevelo. Non andate in giro guardandovi attorno continuamente con gli occhi sbarrati, non mettetevi lo zaino di fronte stile marsupio (è come avere scritto sulla fronte: sono un turista) ma tenetelo sempre sulle spalle, non passeggiate con la guida turistica in mano e cercate di consultarla magari in un bar o al ristorante, al chiuso insomma. Chiedete informazioni a persone che difficilmente cercheranno di fregarvi: un edicolante, un poliziotto, entrate in un bar prendete qualcosa da bere e chiedete. Portatevi sempre, se andate in un paese povero, almeno venti dollari da dare in caso di necessità (i dollari fanno sempre gola) e teneteli in un posto separato rispetto agli altri soldi (non vi svelerò mai, nemmeno sotto tortura, il mio posto segreto per i dollari). Portate con voi solo i soldi necessari per le spese quotidiane e una carta di credito. Meno cose avrete con voi e meno sarete una preda allettante.

“Non ti senti sola?” In generale sono una persona che non ha problemi a stare da sola, anzi. Una cosa che dico spesso è che sarete voi a decidere se stare da soli o meno. Incontrerete tantissime persone e a volte sarete voi stessi a cercare un po’ di solitudine. La prima volta che ho fatto un viaggio in solitaria mi ero organizzata portando con me tre libri per riempire i momenti in cui avrei sofferto di solitudine. Letti? Zero. Negli ostelli ci sono diverse zone comuni: sedetevi, sorseggiate un caffè e nel giro di cinque minuti qualcuno si avvicinerà e inizierà a parlare con voi. Alcune delle persone che ho incontrato durante i miei viaggi li considero oggi tra i miei migliori amici. Un semplice esempio: settimana prossima andrò a Bruxelles a trovare un mio amico belga incontrato per la prima volta nel 2011 in Brasile. Ci siamo incontrati poi di nuovo durante alcuni dei nostri viaggi: una volta in Argentina nel 2014 e quest’anno in Colombia. Lui è già venuto a trovarmi in Italia nel 2013 ed ora, come promesso, tocca a me. Il mondo è pieno di persone fantastiche e sulla vostra strada ne incontrerete tantissime (così come orribili ma pensiamo positivo) con cui confrontarvi, scambiare informazioni, diventare amici. Ci saranno giorni, non ve lo nascondo, in cui sarete completamente da soli. Non scoraggiatevi. Una delle cose che più preoccupa la gente è dover mangiare da soli al ristorante e vi assicuro che vi capiterà: parlate con il cameriere, godetevi il cibo locale mentre sfogliate la vostra guida, rilassatevi e nessuno ci farà caso. Se proprio non volete andare al ristorante, allora, fate la spese e cucinate in ostello: vedrete che appena gli altri si accorgeranno della presenza di un italiano ai fornelli vi toccherà ritornare al supermercato e organizzarvi per una cena almeno per quattro persone. La spaghettata notturna è sempre un asso nella manica.

Viaggiare da soli significa anche conoscere meglio noi stessi, i nostri limiti e i nostri pregi, metterci alla prova, confrontarci appunto con il mondo.

Ascoltate sempre i consigli che vi vengono dati dagli altri viaggiatori. Sapranno darvi informazioni preziose: strutture dove alloggiare, posti che vale la pena vedere e altri, che magari abbiamo incluso nei nostri itinerari, che non meritano molta attenzione. Viaggiare è, infatti, anche condivisione. Chi meglio di me, che sto scrivendo un “blog” solo per condividere con voi le mie esperienze, non lo sa.

Ultima cosa. Andate a visitare i paesi solo se siete sicuri di riuscire a rispettarli culturalmente. Andare in un paese diverso dal nostro significa, infatti, anche e soprattutto rispettare la sua gente e la sua cultura. Informatevi e studiate (più che gli itinerari) gli usi e i costumi, le tradizioni, la cultura, la storia, la religione. Siete voi gli stranieri, siete voi che andate a visitare un paese: rispettatelo. Ci sono molti paesi, per esempio, che vorrei visitare ma ai quali non sono ancora pronta culturalmente e psicologicamente e finché non lo sarò non ci metterò piede. Il mondo è pieno di posti meravigliosi: scegliete quello che è più nelle vostre corde.

Viaggiare da soli è libertà totale. Detto in questo modo sembra che io sia cresciuta in una campana di vetro, ma non è affatto così. La libertà che si prova viaggiando in solitaria è veramente unica: decidere cosa fare e quando farlo; scegliere cosa vedere e cosa non vedere; optare per lo stare da soli o in compagnia; avere mille possibilità e dover scegliere solo quella ed esclusivamente quella che in quel momento veramente desideriamo.

Viaggiare da soli è essere responsabili solo di noi stessi e da quanti anni lo siamo ormai??? E’ qualcosa che, chi più e chi meno, tutti sappiamo fare.

Cosa aspettate…DECIDETEVI E PARTITE!!!

 

 

3 commenti Aggiungi il tuo

Lascia un commento