SANTA MARTA E TAGANGA: LA COSTA CARAIBICA

LA TERRA DEI COSTEÑOS

 

Prima di partire preparo sempre quello che sarà, a grandi linee, il mio itinerario che cambia comunque strada facendo e decido quali sono i posti che voglio visitare a tutti i costi e che non voglio perdermi. In ogni viaggio, però, c’è sempre qualcosa che non riesco a vedere (visto che mi capita immancabilmente tutte le volte la considero ormai una maledizione): mi è successo a New York dove non sono riuscita ad andare a vedere la Statua della Libertà (l’ho vista solo da lontano), a Kuala Lumpur dove non sono riuscita a salire sulle Torri Petronas (le ho viste solo da fuori), per ogni paese che ho visitato potete contare un’attrattiva che ho mancato. In Colombia, come da tradizione o come da maledizione, uno dei posti che erano nella mia lista dei luoghi assolutamente da vedere c’era il Parque National Natural Tayrona: mancato. Una volta arrivata in Colombia ho ricevuto la brutta notizia: il Parco Tayrona era chiuso per “manutenzione”. Il Parco viene letteralmente invaso nei mesi di dicembre e gennaio non solo dai turisti provenienti da tutte le parti del mondo ma anche dai Colombiani in vacanza. Essendo considerato uno dei parchi naturali più belli e più conosciuti della Colombia viene preservato e tenuto come un prezioso gioiello e quindi verso la fine dell’estate viene chiuso per un mese circa non solo per ripulirlo dalla sporcizia lasciata dai visitatori ma anche per purificarlo: si svolgono infatti in questo periodo alcuni riti e cerimonie di purificazione a cui non è possibile partecipare. Santa Marta doveva quindi essere per me il punto di partenza per andare a visitare il Parco Tayrona, la Ciudad Perdida e Cabo de la Vela, ma non tutti i piani sono infallibili.

Mentre mi trovavo a San Gil ho sentito il mio amico di Bruxelles che si trovava in Colombia ormai da più di quattro mesi a cui dissi che mi stavo spostando verso Santa Marta e gli spiegai la situazione. Mi disse che si trovava a Taganga e che dovevo assolutamente andare a trovarlo. Presi la guida e andai alla pagina dedicata al piccolo villaggio di Taganga: vidi scritto in caratteri cubitali un gigantesco NO (normalmente evidenzio i pericoli e i posti da evitare e Taganga era uno di quelli). Ero titubante ma poi pensai che se lui che ha praticamente scritto sulla fronte sono un turista (carnagione chiarissima, biondo, occhi azzurri, il classico ragazzo del Nord Europa) mi dice che non devo preoccuparmi allora perché farsi troppi problemi considerando che mi confondo bene in Sud America (se non mi sentono parlare mi chiedono se sono Brasiliana e quando parlo con il mio accento argentino mi chiedono se sono di Buenos Aires). Prenotai così il mio biglietto per l’autobus notturno diretto a Santa Marta (come già vi ho detto consiglio sempre di prenotare i biglietti per la tratte lunghe). Partenza ore 19:30 dalla stazione degli autobus diretti a Nord di San Gil, nessun cambio e 12 ore di viaggio. Dopo poco più di mezz’ora dalla partenza eravamo già tra curve a gomito, dirupi e vallate senza fine, ma soprattutto l’autista aveva già iniziato a sorpassare a tutta velocità camion e autobus nella piena oscurità delle strade. Odio la velocità e non mi fido della guida praticamente di nessuno così decisi di superare la mia paura nel più semplice dei modi: segno della croce, un “Que Dios nos bendiga” alla colombiana e tendina tirata. Ho dormito praticamente per tutto il viaggio e sono arrivata nella terra dei costeños sana e salva.

 

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Gli indimenticabili tramonti di Taganga

 

Ho trascorso così qualche giorno facendo spola tra Santa Marta e Taganga sfruttando i gironi per ricaricare le energie, per rilassarmi godendo del mare e per entrare nei ritmi della famosissima movida notturna colombiana. Insomma mi sono presa qualche giorno di vacanza tra pomeriggi in sup nelle acque cristalline della costa caraibica, giri in kayak, shots di aguardiente e balli scatenati. Nonostante sia Santa Marta che Taganga vengano annoverate tra le località che non meritano di essere viste, nonostante non fossero parte del mio itinerario, anche qui ho scoperto qualcosa ma, soprattutto, ho imparato a conoscere meglio la Colombia e i Colombiani. 

 

SANTA MARTA 

 

Santa Marta è una delle città più antiche e coloniali di tutto il Sud America e si trova proprio nella splendida costa caraibica colombiana. Il fulcro dell vita di Santa Marta è senza dubbio il suo animato lungomare in Av. Rodrigo de Bastidas dove le perone si godono le passeggiate e i meravigliosi tramonti e panorami sulla baia e sull’isolotto di El Morro tra una birra e l’altra. La zona tra il lungomare e Av. Campo Serrano è considerata la zona commerciale più vivace della città. Preparatevi perché ogni secondo si avvicinerà qualcuno con l’intento di vendervi qualcosa e quando dico qualcosa intendo veramente di tutto. Se non siete interessati siate gentili e dite semplicemente che non volete comprare nulla (purtroppo dovrete ripeterlo frequentemente ma mai quanto vi capiterà a Cartgena). Il centro storico con la sua imponente Catedral, la chiesa più antica della Colombia, merita sicuramente una visita in particolare la sera quando illuminata dalla luce dei lampioni acquista un fascino tutto suo. Se amate i musei vi consiglio Il Museo del Oro e il Museo Quinta de San Pedro Alejandrino situato proprio nell’edificio dove morì l’eroico liberatore della Bolivia, della Colombia, dell’Ecuador, di Panama, del Perù e del Venezuela, Simón Bolívar. A soli 5 km da Santa Marta, raggiungibile in autobus e dove potrete passare un pomeriggio o una giornata intera, troverete la località balneare e frequentata soprattutto dai Colombiani di El Rodadero. Santa Marta, come lo doveva essere per me, è considerata dalla maggior parte dei viaggiatori il punto base per organizzare  diverse escursioni tra cui le più conosciute sono quelle a Minca, al Parco Tayrona e alla Ciudad Perdida. Troverete agenzie che organizzano questi tour praticamente ovunque.

 

TAGANGA

 

Taganga: un minuscolo villaggio di pescatori racchiuso in una magnifica baia a forma di ferro di cavallo e invasa negli ultimi anni da backpackers di passaggio. Non c’è molto da fare qui se non godersi il mare, passeggiare lungo la baia, raggiungere la bella Playa Grande con una lancia, in sup, in kayak o camminando lungo il sentiero immerso nella vegetazione dove vedrete cactus secolari imponenti ovunque e divertirsi immergendosi nella rumba colombiana notturna. La filosofia della “rumba” è molto semplice: domani è un altro giorno, godiamoci la vita. Si inizia a bere al tramonto e si finisce all’alba. Quando non avrete in mano un cocktail o una birra qualcuno provvederà sicuramente a portarvi uno shot di aguardiente da bere tutto d’un fiato. Si balla fino a quando se ne hanno le forze. Il ballo non è concepito solo come movimento, il ballo è esprimersi con il corpo, comunicare con le movenze, entrare in contatto con la gente. Vi sentirete goffi e incapaci di fronte ai colombiani mentre ballano ma anche voi non potrete fare a meno di ballare: il vostro corpo inizierà a muoversi a ritmo senza che nemmeno ve ne accorgiate.

 

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La baia di Taganga

 

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Il cammino verso Playa Grande

 

A Taganga ho scoperto la mia passione per il mango. L’ho sempre odiato fino a quando non ho provato proprio in questo piccolo villaggio un frullato fresco di solo mango: non potete immaginare la bontà e la dolcezza di questo frutto appena frullato. Da quel momento in poi non sono riuscita a stare un solo giorno della mia permanenza in Colombia senza un succo di mango o un mango da mangiare freacso tagliato a fette al momento e cosparso di sale e limone. Adesso che sono a casa ho trovato un fruttivendolo che si fa arrivare via aerea i manghi dalla Colombia e così seduta sul mio divano mi godo un estratto di mango ripensando alle fantastiche spiagge caraibiche colombiane anche se, ovviamente, non ha lo stesso “sapore” di quando me lo gustavo seduta di fronte ad uno dei tanti panorami che la costa caraibica colombiana mi offriva ogni giorno.

 

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La mia nuova passione: il mango

 

Come vi ho detto a Taganga ho avuto la possibilità di conoscere un pochino di più i Colombiani. Grazie al mio amico belga ho conosciuto tantissima gente del posto e ho anche avuto l’opportunità di riflettere su qualcosa a cui non avevo mai pensato prima. Taganga è un villaggio veramente piccolo dove tutti si conoscono, dove tutti sanno tutto degli altri e dove la gente mormora. Vi ho parlato molto bene dei colombiani e continuerò a farlo ma ricordatevi che siete sempre e comunque in Sud America. Non abbassate mai la guardia: chi vi fa la “bella faccia” e vi sembra amico sarà il primo a pugnalarvi alle spalle se di mezzo ci sono soldi, donne o interessi e non ve ne renderete nemmeno conto anzi vi chiederete perché. Dovete pensare che queste persone hanno subito più di 30 anni di guerre tra i cartelli dei narcos, di città controllate dalle Farc, di governi e polizia corrotta. Sono cresciuti dovendosi guardare ogni giorno le spalle e con la consapevolezza che anche il tuo miglior amico può diventare in un attimo il tuo peggior nemico. Se non ci si può fidare della polizia allora di chi ci si può fidare…Hanno imparato a vivere alla giornata e che a volte per ottenere qualcosa bisogna scendere a compromessi come mentire a una persona cara o tradirla. Non li voglio giustificare ma sicuramente li posso capire. Ricordatevi che qualsiasi luogo al mondo vissuto da turista può essere un paradiso ma se poi uno ci si trasferisce può diventare un vero e proprio inferno se non si è capaci ad abbattere le evidenti barriere culturali che ci differenziano. Sarete sempre e comunque “lo straniero” e in quanto tale una persona da vigilare perché un possibile nemico. Non travisate le mie parole e non leggetele in senso negativo ma semplicemente prendetelo come un piccolo consiglio. Detto questo i Colombiani sono veramente accoglienti e disponibili e faranno di tutto per aiutarvi e farvi sentire a casa.

 

PREPARATE GLI OCCHI PERCHE’ I MILLE COLORI DI CARTAGENA DE INDIAS VI ACCECHERANNO!!! 

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